Proposte escursionistiche • Sentieri Svizzeri

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Da un lago all'altro fino al castello Nr. 1285
Kurhaus Voralp — Schloss Werdenberg • SG

Da un lago all'altro fino al castello

Se si passa per il lago di Werdenberg con l'autopostalee, la meta della gita appare già dinanzi agli occhi: Il castello sorge in modo imponente sulla propaggine di un dorso montano - con al di sotto due vicoli su cui sorgono le case di legno che sono antiche quasi quanto l'originario castello dei conti di Montfort. Il laghetto ai piedi della montagna del castello fungeva da bacino di riserva per Werdenberg. L'altro lago formatosi sul terreno del comune di Grabs è il lago prealpino su in alto nel paesaggio montano della catena dell'Alvier. Si tratta del punto di partenza dell'escursione. Il lago montano venne originato dalla caduta di rocce nell'era glaciale e oggi costituisce il cuore di un paesaggio alpino che sembra tratto da un libro illustrato. A causa dei meandri formati dal fiume, la pianura del Reno è priva di case e paesaggi culturali. Altro discorso per i dorsi montani che si stagliano lontani e parzialmente coperti da boschi. Qui, sui ripidi pendii sorgono imponenti masserie, si pratica ancora l'allevamento del bestiame e nel punto esposto al sole il conte faceva svernare i suoi cavalli. Verso Grabs si allarga ancora di più l'intero paesaggio a ciascuna svolta della strada di montagna. Quasi si perde la panoramica in basso, fino in lontananza, della valle del Reno, mentre il dorso montano diventa piatto e i fianchi montani si possono quasi toccare. Bosco, prato e lago di montagna si mescolano indistintamente in un paesaggio senza tempo che è rimasto immutato dall'epoca dei conti. Dal lago, l'escursione prosegue attraverso prati e passa da Chalchofen a Lidmäl lungo un breve tratto del sentiero in quota della valle del Reno. Dopo aver attraversato il bellissimo bosco protetto a stupire sarà la vista sulla valle del Reno. Appena prima della meta si passa per il luogo di ristoro per grigliate di Egeten e si giunge al castello dal suo lato montano
Magia di otto secoli fa sul lago di Thun Nr. 1288
Thun — Oberhofen a. T. • BE

Magia di otto secoli fa sul lago di Thun

L'imponente torrione del castello di Oberhofen ricorda quel tempo ormai remoto, intorno al 1200, in cui i baroni von Eschenbach edificarono la loro fortezza sulle sponde del lago di Thun. La trasformazione da castello medievale a confortevole residenza in una posizione da sogno si è protratta per un periodo piuttosto lungo e testimonia di una storia sempre in divenire. La cappella quattrocentesca decorata da affreschi risale a questa antica famiglia di proprietari. Dal 1652 al 1798 nel castello venne istituito un baliaggio, periodo in cui fu realizzata la segreta. In cima alla torre la stanza da fumo, di stile orientaleggiante e unica nel suo genere, apre uno sguardo in un altro mondo. Il «fumoir» venne realizzato su incarico del conte Albert de Pourtalès, diplomatico prussiano nato a Neuchâtel, che acquistò il castello nel 1844 e lo fece ristrutturare come residenza estiva per a sua famiglia. Dal castello di Thun il sentiero lambisce prima il popolare lungolago fino a Hünibach. Da quel punto s'inerpica sulle tracce dei pellegrini di Giacomo e segue i margini del bosco con una vista mozzafiato sul lago e sulla parata di vette delle Alpi Bernesi. La discesa per tornare al lago si snoda attraverso il trasognato bosco della Balmflue, dove 200 anni fa una grande frana deve aver seppellito una caverna segreta. Così come questa escursione costituisce un crocevia tra cultura e natura selvaggia, anche con la visita del castello di Oberhofen ci si trova su una linea di confine tra sogno e realtà
Da Neirivue al castello di Gruyères Nr. 1289
Neirivue — Gruyères, Bahnhof • FR

Da Neirivue al castello di Gruyères

Sulla collina sopra il borgo medievale di Gruyères troneggia l'omonimo castello comitale. La storica cittadina sorge a 100 m sopra la pianura del fiume Saane ed è la meta di questa escursione, a cui da il La lo scampanio delle mucche del villaggio di Neirivue nel Canton Friburgo. Non a caso, l'itinerario per buona parte percorre i pascoli di tali animali. La cosa non stupisce, dal momento che la regione figura tra i principali produttori di formaggio della Svizzera. Per i piedi il fondo del terreno è piacevolmente variegato, passando da prati a strade asfaltate e sentieri tra i boschi, e in montagna anche salita e discesa si bilanciano. Solo dopo l'ultimo tratto di bosco si scorge in alto il castello di Gruyères. Subito la salita prosegue verso il borgo, dove infine ci si può concedere un dessert con meringa e doppia panna della Gruyères. Il museo del castello di Gruyères offre uno spettacolo multimediale che è una buona introduzione agli otto secoli di architettura, storia e cultura del castello stesso. Il castello innalzato nel XIII secolo è stata la dimora di una lunga serie di conti di Gruyère, fino all'ultimo esponente che lo dichiarò in bancarotta nel 1554. Successivamente le città di Friburgo e Berna si spartirono la proprietà, che in successione passò nelle mani dei castellani friburghesi, dei prefetti e delle famiglie Bovy e Balland, finché nel 1938 lo Stato di Friburgo rilevò il castello e vi fondò il museo.
Dal castello di Hallwyl al castello di Heidegg Nr. 1290
Boniswil — Gelfingen • AG

Dal castello di Hallwyl al castello di Heidegg

L'escursione collega due castelli risalenti a oltre 800 anni fa, il castello circondato da un fossato d'acqua di Hallwyl nell'Argau e il castello posto in altura di Heidegg a Lucerna. Per secoli furono entrambi centri di potere di famiglie nobili. Hallwyl und Heidegg non condivisero il destino di quasi tutti i castelli della Seetal che sono stati distrutti dai Confederati nella guerra di Sempach. Intorno al 1900, le rispettive proprietarie, una svedese a Hallwyl e un'americana a Heidegg, nel tentativo di dare maggiore spazio a natura e genuinità, fecero realizzare dei parchi nelle zone circostanti i loro castelli per uso privato esteso ai loro ospiti. Oggi i sentieri sinuosi, gli esotici alberi giganti e i pittoreschi angoli e scorci sono diventati parchi pubblici aperti a tutti i visitatori. Le quattro ore dell'escursione trascorrono tra zone ombreggiate, panoramiche e con un alternarsi di punti di interesse. Si giunge fino a Aesch attraverso vigneti e prati lungo la riva lacustre. È possibile iniziare l'escursione ad Aesch dopo una traversata in battello del lago di Hallwil. Da lì si prosegue sul fianco del Lindenberg attraverso boschi fino Hitzkirch, dove una volta fu fondata una commenda dell'ordine teutonico.
A proposito di Les Grangettes a Chillon Nr. 1291
Le Bouveret — Château de Chillon • VS

A proposito di Les Grangettes a Chillon

Chateau Chillon è un fantastico castello circondato da un fossato d'acqua che è stato già fonte di ispirazione per artisti come Rousseau, Hugo, Delacroix o Courbet. Prima di scoprire il fascino incantevole del castello di Chillon, chi proviene da Le Bouveret sarà subito colpito dal percorso dominato da una natura intatta. Lungo il tragitto, infatti, si attraversa la zona protetta di Les Grangettes sulle sponde del Lago di Ginevra. Questi ultimi resti delle aree paludose formate dal Rodano, che 150 anni fa ricoprivano la pianura, costituiscono oggi una zona umida di importanza internazionale, in cui avvistare gli uccelli più svariati, scoiattoli, rane e persino castori. Da Villeneuve si scorge già in lontananza il castello di Chillon, un'elegante appendice aggrappata alle sponde del Lago di Ginevra. L'attuale forma del castello è il risultato delle nuove costruzioni e delle conversioni effettuate nel corso dei secoli. Non stupisce, quindi, che si possa parlare di tre grandi ere per quanto riguarda questo castello: l'epoca savoiarda, bernese e vodese. E la storia si spinge ancora più indietro nel tempo, con i primi insediamenti sulle rocce di Chillon risalenti già all'Età del bronzo.
Da Concise al castello di Grandson Nr. 1292
Grandson — Concise • VD

Da Concise al castello di Grandson

Questa tranquilla escursione conduce lungo l'idilliaco lago di Neuchâtel fino al maestoso castello di Grandson, dove, durante la guerra dei Borgogna nel XV secolo, fu scritta la storia svizzera. Situata tra i vigneti risalenti al Giurassico inferiore e il lago di Neuchâtel, Concise non poteva che essere il punto di partenza più idillico per questa escursione. Dalla stazione si attraversa rapidamente il trasognato villaggio e ci si immerge in un tratto di bosco tranquillo. A chi si trova oggi dinanzi a questo idillio della natura risulta difficile immaginare che questo luogo sia stato il teatro principale della sanguinosa battaglia di Grandson e, ugualmente, che nel 1476 il duca di Borgogna, Carlo «il Temerario», fu sconfitto dall'esercito dei Confederati. In questa camminata tutta pianeggiante si attraversa un tranquillo bosco che si estende lungo le rive del lago. Qui e lì si incontrano punti in cui fermarsi, per un bagno o un barbecue, e godere persino di un panorama alpino, se la visibilità lo consente. Chi lo desidera, può abbandonare il sentiero per lo più asfaltato ed esplorare la riva lacustre su un percorso forestale. Dopo un cammino di quasi due ore, il sentiero conduce infine direttamente all'affascinante cittadina medievale di Grandson. Già da lontano si nota come il maestoso castello domina la località con le sue imponenti torri circolari e le mura di fortificazione. Una singolare atmosfera medievale circonda la vecchia fortezza che ospita l'esposizione dedicata alla guerra dei Borgogna. La straordinaria collezione di armi, armature e balestre, nonché di modellini del castello e della battaglia, riaccendono in modo suggestivo il ricordo di questo rilevante momento della storia svizzera.
Zwischen üppig Grün und steinig Grau Nr. 1136
Restaurant Simmenfälle — Engstligenalp • BE

Zwischen üppig Grün und steinig Grau

Einen Startkaffee gefällig? Die bereits in der Sonne liegende Terrasse des Restaurants Simmenfälle lockt. Wer noch etwas morgenträge ist, darf sich ruhig ein wenig Mut «antrinken». Mit etwas Koffein im Blut erscheinen die bevorstehenden 1300 Höhenmeter Aufstieg kaum der Rede wert. Doch keine Sorge! Auch ohne Aufputschmittel sind Hochgefühle garantiert, und auf diesem abwechslungsreichen Weg werden Stunden und Meter nebensächlich. Gleich zu Beginn wird man hingerissen von den tobenden Wassermassen der jungen Simme. Je nach Wasserstand ist ein Trampelpfad, der das Ufer entlangführt, sogar gesperrt. Aber auch auf dem offiziellen Wanderweg kommt man am unteren Ende der Schlucht und oben bei der sogenannten Barbarabrücke den Simmenfällen ganz nahe und kann sich klitschnass spritzen lassen. Der Wasserstand hängt einerseits von der Schneeschmelze und von Regenfällen ab, andererseits von den Gletscherseen ganz weit oben beim Glacier de la Plaine Morte. Vor allem der Faverges-See füllt sich immer wieder mit Schmelzwasser und bricht irgendwann durch, sodass eine Unmenge Wasser auf einen Schlag talwärts braust. Anschliessend führt der Bergweg durch blumenreiche Flanken, mal durch steilere Hänge und wieder über sanfter geneigte Matten bergan. Immer wieder muss man stehen bleiben und die Weitblicke geniessen: zurück über das grüne Obersimmental und hinauf in die steinige und eisige Welt des Wildstrubels. Viele Kehren entschärfen die Steilheit des obersten Abschnitts. Auf einmal wird das Gelände flacher, die Sicht weitet sich auf alle Seiten, und der Ammertenpass mit seinem Rundumpanorama ist erreicht. Schon ist das Ziel, die weitläufige Engstligenalp, zu sehen. Der Abstieg ist nicht mehr weit, die Bergrestaurants warten. Und vielleicht findet gerade eine Älplerchilbi statt, wo müde Wanderinnen und Wanderer mit lüpfiger Musik empfangen werden.
Sommerfrische und Orte der Kraft Nr. 1137
Stockhütte — Niederrickenbach • NW

Sommerfrische und Orte der Kraft

Die Stockhütte ob Emmten ist für Bergtouristen sehr gut erschlossen. Steigt man aus der Gondelbahn, tritt man auf eine grosse Sonnenterrasse. Auch für die Unterhaltung ist reichlich gesorgt: Linkerhand ist ein Spielplatz eingerichtet, um rasant nach Emmten herunterzufahren, stehen Bikeboards zur Miete bereit und das Goldi-Maskottchen, das auf familienfreundliche Angebote in der Region hinweist, grüsst von der Wand. Im Wald gibt es eine Bogensafari, wo man mit Pfeilen auf täuschend echt aussehende Hirsche zielen kann. Zur Klewenalp führt auch ein Kinderwagen- und Rollstuhl-tauglicher Weg, mit zahlreichen Möglichkeiten, unterwegs einzukehren: vom betriebsamen Berggasthaus über das Tipi-Dorf mit einfachem Alpbeizli, bis zu Picknickplätzen mit Feuerstelle, Tischen und Bänken. Ein erster solcher Picknickplatz befindet sich auf der Twäregg. Nach gut 200 Höhenmetern Anstieg durch den Wald tritt man hinaus auf dem kühn vorstehenden Sporn. Hier entfaltet sich vor dem Blick die überwältigende Kulisse des Schwalmis: eine mächtige Felswand, schroff, wild und wunderschön, Natur pur. Rechterhand am Horizont erkennt man das «Satteli». Eine gute Stunde später führt die Wanderung über diesen Übergang. Damit taucht man ein in das rauhere und naturbelassenere Hinterland der Innerschweizer Berge. Flach zieht sich der Weg hinüber zur Brisenhütte des SAC, Ausgangspunkt für abenteuerliche Gratwanderungen oder die Tour auf den Brisen. Der Weg abwärts führt steil und schmal über blühende Alpwiesen. Man glaubt, die Kraft spüren zu können, die moderne Mystiker an diesem Ort gemessen haben wollen. Seit dem Bildersturm im 16. Jahrhundert ist Niederrickenbach ein Wallfahrtsort. Im Kloster Maria-Rickenbach lebt eine Gemeinschaft von 15 Benediktinerinnen.
Im Hochtal von Les Diablerets Nr. 1171
Les Diablerets • VD

Im Hochtal von Les Diablerets

In monumentaler Grösse erhebt sich die Diablerets-Gruppe über dem Waadtländer Bergdorf Les Diablerets. Als 1714 ein Teil des gewaltigen Bergs abbrach und die Alp Derborence im Wallis verwüstete, war man überzeugt, der Teufel (le diable) wohne darin. So kam das Gebirge zu seinem Namen. Heute vergnügen sich Skifahrer an den Hängen des Massivs. Auch für Winterwanderer hält das Gebiet einige interessante Angebote bereit. Besonders reizvoll und kontrastreich ist eine Rundwanderung auf dem breiten Talboden. Schattige Partien lassen winterliche Stimmung aufkommen, während Passagen am Sonnenhang eine geradezu frühlingshafte Atmosphäre vermitteln. Bei der Bahnstation Les Diablerets werden die Gleise südwärts überquert. Ein Strässchen führt talauswärts und geht schon bald in eine gepfadete Route über. Langläufer und Winterwanderer teilen sich das Trassee. In kaum merklichem Abstieg schlängelt sich die Route dem bewaldeten Hang entlang. In der kalten Jahreszeit liegt das Gebiet auf der linken Seite des Flüsschens Grande Eau oft im Schatten. Damit bleibt der Schnee lange liegen, und die Tannen sind dicht mit Raureif überzogen. Das Dörfchen Vers-l’Eglise wird von der schlichten, einfach gestalteten Kirche der Talschaft geprägt. Der Wanderweg führt daran vorbei und danach weiter talauswärts nach Les Aviolats. Von dort geht es einem Strässchen entlang über die Grande Eau und hinüber nach Le Rosex. Nun folgt ein etwas heikles und unangenehmes Teilstück: Auf einem rund 200 m langen Abschnitt gilt es, ohne Gehspur oder Trottoir der Hauptstrasse zu folgen. Doch schon bald zweigt der signalisierte Winterwanderweg hangwärts hoch ab und führt auf kaum befahrenen Strässchen und breiten Waldwegen nach Les Granges und zurück nach Les Diablerets.
Hoch über dem Vispertal Nr. 1172
Törbel — Bürchen • VS

Hoch über dem Vispertal

Der Panoramaweg Moosalp ist ein aussichtsreicher Winterwanderweg, der unterhalb des Skigebiets Moosalp von Törbel nach Bürchen führt. Dank breitem Trassee und meist geringem Gefälle eignet er sich auch für wenig erfahrene und untrainierte Wanderer. Den steilsten Abschnitt der ganzen Route gibt es gleich zum Einstieg. Vom Bergdorf Törbel führt der mit pinkfarbigen Tafeln signalisierte, maschinell gepfadete Winterwanderweg nach Bina. Danach geht es gleich deutlich weniger steil weiter zum alten Weiler Hostettu. Es lohnt sich, zwischendurch den Blick in die Gegenrichtung zu wenden: Die Aussicht auf die Kette der Viertausender, die das gegenüberliegende Saastal umgeben, ist grossartig. Nach einer Weile gelangt man in die Wildruhezone Märufälli. Die Route zieht sich nun während fast einer Stunde zwischen Nadelbäumen dahin, anfänglich in leichtem Anstieg. Im Gebiet Obere Helella wechselt das Gefälle: Jetzt geht es sanft abwärts. Der Streckenverlauf ist ab hier zusätzlich mit pinkfarbigen Stangen signalisiert. Schon bald betritt man offenes Gelände. Am Rand einer weiten, tief verschneiten Ebene befinden sich einige kleine Holzhüttchen, dazwischen stehen kleine Birken - die Szenerie mutet geradezu skandinavisch an, wären da nicht das Augstbordhorn, dessen wuchtiger Felsrücken im Süden in die Höhe ragt, und die gewaltige, ebenmässige Pyramide des Bietschhorns im Norden. Genussreich wandert man über die winterlich stille Hochebene. An deren Ende wird das Panorama noch grosszügiger: Im Westen öffnet sich nun auch die Sicht auf das Rhonetal und zu den westlichen Berner Alpen. In einem weiten Bogen senkt sich der Wanderweg sanft nach Zenhäusern, und schon bald erreicht man das Wintersportzentrum Ronalp mitten im ausgedehnten Siedlungsgebiet von Bürchen.
Auf dem jurassischen Hochplateau Nr. 1173
Le Pré Petitjean — Muriaux • JU

Auf dem jurassischen Hochplateau

Verschneites Weideland, mächtige Tannen, darüber ein weiter Himmel: Die Freiberge sind auch im Winter eine grossartige Landschaft. Weil die Gegend um Saignelégier relativ flach ist, eignet sie sich perfekt zum Schneeschuhwandern. Ein Netz von signalisierten Trails durchzieht die Gegend. Die Routen sind mit den in der Romandie verbreiteten pinkfarbigen Wegweisern in Schneeschuh-form signalisiert und mit Nummern gekennzeichnet. Route Nr. 4 beginnt bei der Bahnstation von Le Pré Petitjean. Nach Überquerung der Gleise verlässt man sofort die Strasse, um direkt der Bahnlinie entlang querfeldein zu marschieren. In regelmässigen Abständen zeigen pink eingefärbte Holzpfosten den Verlauf des Trails an. Das erste Teilstück der Tour bis fast zum Etang des Royes verläuft über leicht hügeliges Weideland und auf teilweise verschlungenen Waldwegen. Eine tiefe Ruhe liegt über der verschneiten Landschaft. Der Etang des Royes offenbart je nach Temperatur und Schneeverhältnissen ein ganz unterschiedliches Gesicht: Er kann sich als dunkler Spiegel aus schwärzlich schimmerndem Eis zeigen, aber auch als flächige Leere von blendendem Weiss. So oder so bietet der von Wald umgebene See einen sehr reizvollen Anblick. Die Schneeschuhroute verläuft nun streckenweise auf dem Trassee des gelb markierten Wanderwegs Richtung Saignelégier. Zwischendurch zweigt sie aber mehrmals davon ab und nimmt ihren eigenen Lauf. Im Gebiet «Sur le Crâtan» stossen zwei Äste des Schneeschuhtrail-Netzes aufeinander: Die vom Etang des Royes herkommende Route 3 trifft hier auf Route 2 aus Richtung Muriaux. Geradeaus würde man direkt nach Saignelégier gelangen. Wer hingegen links abzweigt, verbleibt auf einsamer Weideflur. Durch den Fond de Charmattes geht es in leichtem Auf und Ab hinüber nach Muriaux.
Wo sich die Fischer treffen Nr. 1131
La Lécherette • VD

Wo sich die Fischer treffen

Unsere Wanderung beginnt im Dorfkern von La Lécherette. Es geht los mit dem Aufstieg am Skilift entlang nach Südosten. Nach rund 500 Metern auf der Teerstrasse geht es rechts in Richtung eines grossen Föhrenwaldes. Der Aufstieg ist nun gesäumt von einem kleinen Bächlein rechts und einer wunderbar blühenden Weide links. Weiter oben wird ein weiterer Bach überquert und links abgebogen. Am Ende des Weges folgt wieder eine Teerstrasse, die zum Zwischenziel Pra Cornet auf 1646 m. ü. M. führt. Die Sicht auf die Chaîne du Chaussy, den Col des Mosses, das Plateau du Lioson d'Enbas und die Gummfluh ist hier einmalig, und die wunderbare Umgebung könnte übrigens mit einer Übernachtung im Tipicamp noch mehr ausgekostet werden. Die Wanderung führt anschliessend rechts auf der Naturstrasse Richtung Lac Lioson. Nach einem ziemlich steilen Teilstück wird der Wanderweg nun zum Bergwanderweg (weiss-rot-weiss). Diesen verlässt man zu Gunsten eines Pfades, der dem Hang entlang zum Ufer des Sees führt. Man kann den See umrunden, darin die Füsse baden, die sich im klaren Wasser spiegelnden Berge bewundern oder die Fischer beobachten, die im Sommer besonders zahlreich sind. Das Restaurant «Lac Lioson» mit seiner Terrasse lädt zur verdienten Rast ein, und die Kleinen können sich am Kleintierpark erfreuen. Der Weg rechts vom Restaurant führt zurück ins Dorf Les Mosses. Wer Lust hat, kann bei einem Zwischenhalt in Lioson d'en Bas die Alpkäserei besuchen und sich mit frischen Köstlichkeiten der Alp eindecken. Eine Teerstrasse führt anschliessend auf die Alpweide, wo man links auf einen Pfad einbiegt, ein Tor passiert und dem Wanderweg bis an den oberen Dorfrand von Les Mosses folgt. Das Dorf durchquert, wandert man schliesslich an der anderen Hangseite hinab in Richtung La Lécherette.
Wandern am Feierabend 4 Nr. 1242
Turbenthal — Elgg • ZH

Wandern am Feierabend 4

Nach einem hektischen und strengen Arbeitstag können ein paar Stunden Bewegung draussen in der Natur Wunder wirken - der Körper kann sich wieder entspannen, der Kopf leert sich, und in der Seele hat es wieder Platz für Freude und Genuss. Die Wanderung von Turbenthal nach Elgg ist dafür wie gemacht. Mit ihren drei Stunden hat sie an einem langen Sommerabend noch wunderbar Platz, sie ist nicht zu streng, und Ausgangs- und Endpunkt sind bestens erschlossen. Wunderbar auch: Nach etwa zwei Dritteln der Strecke, und dann am Ziel in Elgg, stehen schöne Restaurants für ein Abendessen oder einen Imbiss bereit. Es dauert nicht lange, bis man vom Bahnhof in Turbenthal mitten in der Natur ist. Im verschlungenen Hutziker Tobel fühlt man sich im Nu weit weg von allem - die tief stehende Sonne funkelt durch das Blätterdach des Waldes, und auf beinahe zwei Kilometern folgt man dem plätschernden Bach. Etwa nach der Hälfte der Strecke erreicht man den 890 Meter hohen Schauenberg mit den Ruinen einer alten Burg; mit der Feuerstelle und dem überraschend auftauchenden Blick zu den Alpengipfeln und weit über das zürcherische und thurgauische Hügelland ist dies ein wunderbarer Rastplatz. Auf der zweiten Hälfte der Wanderung geht es beständig abwärts Richtung Eulachtal - zu etwa gleichen Teilen im Wald und durch Wiesen und Felder. Bei Guwilmüli steht das nostalgische Landbeizli mit demselben Namen. Ein letztes Naturjuwel ist das Farenbachtobel; hier hat sich der Farenbach ein stellenweise enges Tal in die Berge gefressen, und am unteren Ende lädt ein lang gezogener Weiher zu einer Pause. Schliesslich erreicht man das hübsche Städtchen Elgg, das bereits im 8. Jahrhundert zum ersten Mal erwähnt wurde. Sehenswert sind die Gassen mit hübschen Riegelhäusern und die 500-jährige St.-Georgs-Kirche, der bedeutendste spätgotische Sakralbau der Zürcher Landschaft.
Wilde Wasser am Piz Ela Nr. 1243
Filisur — Preda • GR

Wilde Wasser am Piz Ela

Eigentlich hätte der Selabach in Filisur zur Stromproduktion genutzt werden sollen. Doch der Bergbach hat die Angewohnheit, im Winter zu versiegen. Also gab man die Pläne wieder auf. Im Sommer hingegen rauscht der Selabach wild und unüberhörbar durchs Val Spadlatscha, von seinem Quellgebiet am Fusse des Piz Spadlatscha bis zur Mündung in die Albula. Sein Wasser machen sich die Menschen trotzdem gerne zunutze: Auf der Alp Prosot, wo jährlich bis zu fünf Tonnen Käse produziert werden, liefert der Bach Strom für die Melkmaschine sowie für die Lampen und Geräte im Alpgebäude. Weiter unten im Tal, bei Sela, lässt der Bach ein Wasserrad munter klappern. Früher bezog man aus ihm Trinkwasser. Das Val Spadlatscha ist vom Menschen geprägt. Holz und Heu wird hier gewonnen, auf den saftigen Weiden sömmern Kühe und Rinder, in den ehemaligen Heuställen geniesst man Maiensässferien. Seit 2012 gehört das Seitental des Albulatals zum Naturpark Ela. Auf einer Zweitageswanderung lassen sich das Val Spadlatscha und die Bergwelt um den Piz Ela erkunden. Nach dem Start in Filisur wird auf breitem, aber steilem Waldweg die Maiensässsiedlung Sela erreicht. Die als Walserweg markierte Route führt nun weniger stark ansteigend dem Selabach entlang zur gemütlichen Elahütte, einer Selbstversorgerhütte im Quellgebiet des Bergbachs. Unterwegs lohnt sich ein Abstecher zur Alp Prosot, wo Käse verkauft wird. Am zweiten Tag umwandert man den markanten Piz Ela nahezu. Der Weg bringt einen erst auf den Pass d’Ela mit toller Aussicht auf das Tinzenhorn, danach am Lai Grond entlang und über die 2831 Meter hohe Fuorcla da Tschitta ins urtümliche Val Tschitta. Ein langer Abstieg führt über die Sommersiedlung Naz zum Bahnhof Preda.
Steinig ins Val Tisch Nr. 1244
Chants — Bergün/Bravuogn • GR

Steinig ins Val Tisch

Der Selabach war einer von drei Bündner Bergbächen, die man 2007 zur Stromproduktion nutzen wollte. Ebenfalls geplant waren Kraftwerksanlagen an der Albula zwischen Naz und Bergün und an der Ava da Tisch im Val Tisch. Das Projekt erregte in der Standortgemeinde Bergün die Gemüter: Der Aussicht auf Arbeitsplätze und Einnahmen stan- den naturschützerische und touristische Beden- ken gegenüber, liegt doch der fragliche Abschnitt der Albula im Einzugsgebiet des Unesco-Welterbes Albulabahn. Schliesslich gewichteten die Bewohner eine intakte Landschaft höher und verweigerten die Konzession. Das Val Tisch, ein Seitental des Albulatals, ist ein Leckerbissen für Liebhaber einsamer Landschaften und urtümlicher Natur. Will man das Tal in seiner ganzen Länge kennenlernen, muss man es sich aber verdienen. Die anspruchsvolle und lange Tageswanderung startet im Weiler Chants im Val Tuors, einem Nachbartal. Der Weg bringt einen erst zur Alp digl Chants und danach in einer Schlaufe auf den Höhenweg, der über dem Val Tuors und dem Val Plazbi zum Murtel da Lai führt, dem Bergsee vor der Kulisse des mächtigen Piz Kesch. Die folgende Überquerung des Piz Murtel da Fier ist Höhepunkt und Schlüsselstelle der Wanderung, feines Geröll und grobes Blockgestein erfordern die Aufmerksamkeit. Der lange Abstieg durch das Val Tisch ist dagegen purer Genuss, wenn auch der Weg zu Beginn an- spruchsvoll bleibt. Doch nach und nach wird das Tal sanfter, und nach den Kühen auf der Alp Tisch ist der Bergwald treuer Begleiter bis nach Bergün.
Wandern und fischen Nr. 1245
St-Gingolph — Le Châble • VS

Wandern und fischen

Das Wandern ist des Fischers Lust. Warum nicht einmal nach dem Wandern über die Savoyer Berge die Angelrute auspacken? Der Lac de Taney hoch über dem Rhonetal, eingebettet in die Savoyer Alpen, ist sowohl für Wanderer als auch für Fischer ein lohnendes Ziel. Für ambitiöse Wanderer bietet sich etwa die erste Etappe des Wanderland-Pässewegs an: Der Weg führt vom Grenzdorf St-Gingolph zuerst durch den dichten Wald, der die südöstliche Seite des Genfersees bedeckt, dann sanfter über die Alpweiden von L’Au de Morge. Der nun folgende ruppige und steile Aufstieg überwindet in kürzester Zeit die 600 Meter Höhenunterschied hinauf zum Col de la Croix über dem smaragdfarbigen Kleinod Lac de Lovenay. Von dort schweift der Blick zum Nordufer des Genfersees. Weiter via Pas de Lovenex zur Alp En Loz am Fusse der Cornettes de Bise. Teilweise über einen alten Karrenweg zieht die Route hinunter zum Feriendorf Le Taney am See. Dank Besatz mit 5000 Regenbogenforellen und 5000 kanadischen Seesaibling können nach der Wanderung noch einige Forellen aus dem idyllischen See gezogen werden. Der Lac de Taney bietet aber noch mehr. Das Naturschutzgebiet ist ein Amphibienlaichplatz von nationaler Bedeutung, das Quaken der Frösche bildet die Begleitmusik zum Bummeln um den See. Und im Hochsommer ist der Lac de Taney ein erfrischender Badesee. Vielleicht trifft man am Ufer einen der lokalen Fischer, der vom sagenhaften Fang der mehr als sechs Kilogramm schweren Forelle erzählt, die ein Kollege aus Vouvry aus dem See gezogen hat. Hinunter zur Postautohaltestelle «Miex, Le Flon» fährt entweder das Alpentaxi. Oder man testet über die steilen Abkürzungen die Festigkeit der Knie.
Bei den Wildheuern 1 Nr. 1246
Gitschen — Ober Axen • UR

Bei den Wildheuern 1

Diese Wanderung führt zu den Urner Wildheuern und ihren stotzigen Wildheuplanggen. Sie zeigt, was es heisst, unter schwierigen Bedingungen ein Auskommen zu erwirtschaften, und dass es dazu nebst einem hohen körperlichen Einsatz auch einen gesunden Sinn fürs Geldverdienen braucht. Sie beginnt auf Alp Gitschen im Riemenstaldner Tal, wohin eine der vielen kleinen Seilbahnen des Kantons Uri fährt. Von der Bergstation geht es Richtung Süden zur Alp Spilau hinauf. 60 Meter weiter unten liegt der blaue Spilauer See, eine Einladung zum Bad, bevor es Richtung Westen zum namenlosen Pass zwischen Hagelstock und Siwfass geht. Der Weg verlässt hier die Riemenstaldner Talseite. Jetzt prägen die Berge rund um den Vierwaldstättersee das Panorama. Nun geht es geradewegs zur weiten flachen Alp Schön Chulm hinunter. Hier dreht der Weg scharf nach links Richtung Süden und steigt erst zur Chalberweid hinunter und dann zu Nätschegg. An den Häusern im Ober Hüttenboden vorbei erreicht man die Alpstrasse, die zum Unter Hüttenboden führt. Hier trifft der Weg auf den Wildheupfad, der auf den Eggbergen beginnt und über die West- flanke des Rophaien führt. Über die Jahrhunderte hinweg konnte sich hier eine eigentliche Wildheulandschaft bilden, wo Wald und Wiese sich abwechseln. Eine Wildheuerhütte in der Mitte des Wegs und ein Heuerseil erinnern an das traditionelle Wildheuen von Hand: mit Sense, Rechen und mit Heuerseil. Der lichte Föhrenwald kurz vor der Alp Franzen ist einzigartig schön. Oben leuchtet hell das Gipfelkreuz auf dem Rophaien. Weiter geht es zu den Häusern von Ober Frimseli, von wo der Weg der Strasse folgend zum Berggasthaus und zur Seilbahnstation Ober Axen führt.
Bei den Wildheuern 2 Nr. 1282
Grafenort — Engelberg • OW

Bei den Wildheuern 2

Diese Wanderung ist den Wildheuern in Nidwalden und Engelberg gewidmet. Anders als im Kanton Uri wird das Wildheuen hier nicht zusätzlich gefördert. Wildheuplanggen gibt es deshalb nur noch wenige, in Engelberg sind es gegenüber früher noch fünf Prozent. Doch man findet sie. Sie zeichnen sich im Gelände als eckige Flächen oberhalb der Viehzäune ab, wie etwa auf der Alp Lutersee, wohin diese Wanderung führt, oder in Engelberg, am Wahrzeichen des Dorfs, dem Hahnen. Um zu den Wildheuplanggen bei Lutersee zu gelangen, geht es von der Bahnstation Grafenort zwei Kilometer taleinwärts zur Seilbahnstation Mettlen und von da mit der Kleinseilbahn auf die Alp Eggen mit Umsteigen auf Rugisbalm. An den steilen Hängen des Steinigbergs sieht man Planggen. Von da spannt sich auch ein Stahlseil, an dem das Heu ins Tal hinuntersaust. Früher gab es die Planggen vom Storeggpass bis hinaus zum Grüeblenberg. Von der Alp Eggen führt der Weg dem Widderfeld Stock entgegen und an dessen Fuss bis zur Alp Lutersee. Hier zweigt der Weg rechts ab, hinauf zur Alp Bocki und zum Bocki- grat. Für Gipfelstürmer führt die Spur von hier hinauf zum Widderfeld. Wieder zurück auf dem Bockigrat geht es stotzig über ehemalige Wildheuplanggen zur Alp Stafel hinunter. Bis zur Alp Halten dann ist das Gelände weniger steil. Die Wanghütte schliesslich liegt im beinahe flachen Gelände. Von der gegenüberliegenden Seite der Strasse führt ein Pfad über Weiden hinunter zum Wald und zum Arniloch, dem schönen, kühlen Abschluss der Wanderung. An den Höfen Eggli und Mattli vorbei erreicht der Weg schnell die Talebene von Engelberg. Dem südlichen Ufer des Eugenisees folgend führt er im Bogen zum Bahnhof. Eine Abkürzung gibt es: Sie führt erst der Haupt-, später einer Querstrasse und dann dem Bahngleis entlang.
Hindernisfrei am Bodensee Nr. 1132
Altnau — Romanshorn • TG

Hindernisfrei am Bodensee

Seeufer sind gemeinhin flach. Das ist schon einmal eine gute Voraussetzung für das Wandern mit Rollstuhl oder Kinderwagen, denn grosse Steigungen sind auf Rädern nur schwer zu überwinden. Der Bodenseeuferweg führt flach und hindernisfrei von Kreuzlingen nach Romanshorn. Meist ist er dabei mit dem normalen Seeweg identisch, ab und zu weicht er auf einen leichter befahrbaren Weg ab. Da die S-Bahn in jedem Dorf hält, ist es möglich, die Tour abzukürzen. Die hier beschriebene Wanderung beginnt in Altnau. Der kleine Ort nennt sich stolz Apfeldorf und verfügt über einen ebenfalls rollstuhlgängigen Apfelweg. Von Altnau nach Güttingen folgt der hindernisfreie Weg der Bahnlinie, der normale Wanderweg dem Seeufer. Sehnsüchtig blickt man zu den Bäumen am See, die für Schatten sorgen, während man auf der hindernisfreien Variante schnurgerade an der Sonne geht. In Güttingen kommen die beiden Wege wieder zusammen. Nun folgt der schönste Abschnitt der Wanderung: Bis Kesswil verläuft die Route ausnahmslos am Wasser. Meistens ist es ein kleiner Pfad, oft spenden Bäume Schatten, ohne den Blick auf das klare Blau des Sees ganz zu versperren. Unterwegs lädt eine Lesebank zum Verweilen ein. Wer kein Buch dabei hat, kann sich im wetterfesten Schrank daneben eins ausleihen. Es gibt auch einen Abenteuerspielplatz mit Imbiss und einige offizielle Grillplätze. Schliesslich quert der Wanderweg das pittoreske Kesswil. Später geht es vorbei an Häusern und Villen. Einige davon verfügen über romantische Pfahlhäuschen, die aufs Wasser hinausgebaut sind. Zum Schluss verlässt der rollstuhlgängige Weg kurz nach Uttwil den Wanderweg noch einmal und verläuft mitten durch Gemüsefelder, bevor die Route wieder am See endet.
Rundwanderung mit Rundumsicht Nr. 1098
Im Ruostel • SZ

Rundwanderung mit Rundumsicht

Für Kinder, die gerne wandern, ist diese Bergwanderung eine tolle Sache: ein See und viele Tiere begegnen einem auf der Route. Der Höhepunkt ist sicher ein Besuch auf der Eselalp, der aber unbedingt im Voraus angemeldet werden sollte! Die Rundwanderung beginnt bei der Bushaltestelle Euthal, Ruostel, an der sich auch ein Parkplatz befindet. Nun kann man sich entscheiden, ob man gleich steil in Richtung Sattelalp (wie die Eselalp offiziell heisst) hochmarschiert, oder ob man die Richtung mit dem sanfteren, dafür aber längeren Aufstieg wählt und die Esel und Kupferhalsziegen zum Schluss besucht. Wem der Abstieg über Wiesen (Vorsicht: Rutschgefahr bei Nässe) zu steil ist, kann auf die Strasse ausweichen. Auf der Eselalp sollte definitiv genügend Zeit eingeplant werden, denn die ungefähr 50 Esel sind sehr zutraulich und mögen es, gestreichelt zu werden. Die Aussicht vor der Hütte auf die Schwyzer und Urner Bergwelt und hinter der Hütte auf den Sihlsee, Greifensee und Zürichsee sind es wert, sich diesen Genuss lange einzuverleiben. Noch besser geht das mit einem Stück selbstgebackenem Kuchen vom Hüttenwart-Paar. Bei der Variante «kurzer, steiler Aufstieg» geht es gleich noch etwas höher hinauf, aber dieses kleine Stück ist ein Klacks. Danach findet man sich auf einer wunderschönen Route wieder, die mal schmaler und mal breiter, aber nicht mehr so steil wie zu Beginn, über die Hügel des Gebietes zwischen Wägitalersee und Sihlsee führt. Wer noch nicht genug hat, kann die Wanderung nach Belieben verlängern, zum Beispiel mit einem Schlenker auf die Sattelegg oder einem Gipfelsturm auf den Chli Aubrig (bitte jeweils ca. 1.5 bis 2 Stunden dazu rechnen) oder man flankiert den Chli Aubrig und geht noch zur Wildegg, um von dort aus hinunter nach Euthal zu wandern. Die kürzeste Variante zurück ins Tal führt über Bärlaui und Chrummflüeli und saftige Alpwiesen hinab. Dann reicht es vielleicht noch für ein Bad im blauen Sihlsee.
In Fridolins Land Nr. 1247
Linthal — Klausenpass • GL

In Fridolins Land

Im Kanton Glarus begegnet man dem heiligen Fridolin auf Schritt und Tritt. Nicht nur heissen die Glarner auffällig oft Fridolin, nein, sie nennen auch Sachen nach ihrem Landespatron. Der heilige Fridolin eint die Glarner, steht gleichermassen für Tradition wie Innovation und wird von den Katholiken ebenso verehrt wie von den Protestanten geduldet. Auch auf der Wanderung zu den grossen und grossartigen Bergen ganz im Süden des Kantons, zu Tödi, Bifertenstock und Clariden, kommt man nicht am Fridolin vorbei. Von Linthal geht es immer der Linth entlang nach Tierfehd, dem hintersten Ort des Linthals. Hier beginnt der Anstieg. Er verläuft erst auf der breiten Alpstrasse zum Hintersand. Zur Claridenhütte, dem ersten Tagesziel, folgt man dem Oberstafelbach rechts nach Ober Sand, einer wunderschönen alpinen Schwemmebene - eine Einladung zur Rast. Weiter führt der Weg immer Richtung Norden bis zur Beggilücke. Über eine hochalpin anmutende Landschaft erreicht man die Claridenhütte, jene Hütte, die als einzige der drei Hütten im Gebiet bis weit in den Herbst hinein bewartet ist. Anderntags führt die Wanderung über die Alptäler Altenoren und Fiseten zum Fisetenpass und von da, zum Teil im Schatten der grossen Glarner Berge, dann wieder über sonnige Alpweiden, zum Klauenpass. Während der Wanderung beschäftigt die Frage: Was genau ist denn der Fridolin den Glarnern? Ist der Landespatron ein Logo, das Wiedererkennbarkeit stiftet, oder ist er Kult? Ganz so einig sind sich die Glarner nicht. Im Alltag aber spielt der heilige Fridolin eine wichtige Rolle, nämlich als Überbringer von Nachrichten. Fridolin nämlich heisst die Zeitung, die Amtsblatt und Gratisanzeiger in einem ist.
Geologie hautnah Nr. 1248
Glarus — Schwanden GL • GL

Geologie hautnah

Mit Glarus verbindet man hohe, unverrückbare Berge, die fast senkrecht aus dem Talboden in den Himmel stechen. Kaum zu glauben, dass alles hier nur Schein und eine Frage der Zeit ist: Denn hier steht kein Stein und kein Fels da, wo er ursprünglich mal war. Diese Wanderung führt von Glarus zur Lochsiten bei Schwanden, einem Ort, an dem sich eigentlich die Luchse Gute Nacht sagen. Doch für die Geologie und die Geschichte dieser Wissenschaft ist er ein Mekka und vielleicht so wichtig wie kaum ein anderer Punkt auf dieser Welt. Denn vor rund 120 Jahren wurde hier erkannt, wie die Berge wirklich entstanden: Während zehn Millionen Jahren schoben sich ältere Gesteinsmassen über jüngere, eine Schicht Kalk diente als Schmiermittel. Die Schichten sind heute gut erkennbar. Zunächst aber führt die Wanderung nach Glarus und auf die Burg, einen der sieben Hügel rund um die Stadt mit prächtiger Sicht auf den Vorder Glärnisch. Weiter geht es entlang der Linth nach Ennetbühls, das Dorf hinauf und entlang von historischen von Trockenmauern gesäumten We- gen nach Ennenda. Verschiedenfarbige Steine sind in diesen Mauern zum wilden Ritt durch die Erdgeschichte zusammengestellt. Ennenda, das Dorf, ist einen kleinen Abstecher wert: Mit der Industrialisierung im 19. Jahrhundert wurde es zum Fabrikdorf mit eindrücklichen Bauten. Weiter geht es über Gelände, die ein Bergsturz vom Guppen, einem Berg auf der gegenüberliegenden Talseite, gebildet hat. Zurückgelassen hat er eine hügelige Landschaft und den kleinen Berg zuhinterst im Tal, auf dem das Dorf Sool steht. Von hier geht es hinunter an den Sernf und zur Lochsiten, diesem eigentlich unbedeutenden, unscheinbaren Ort, der es jedoch als Reproduktion ins Naturhistorische Museum von Amerika bis nach New York geschafft hat. Dem Ufer des Sernf entlang geht es über Wiesen und später der Strasse entlang zum Bahnhof in Schwanden.
Dem Schiefer nahe Nr. 1249
Elm • GL

Dem Schiefer nahe

Der Schieferabbau war während Jahrzehnten prägend für die Wirtschaft des Sernftales. Der Bergsturz von Elm 1881 sowie der immer unrentabler werdende Abbau liessen die Einkommensquelle aber langsam versiegen. Doch heute noch ist das schwarze Gestein für Elm und seine Umgebung prägend. In Elm kann die Schiefertafelfabrik besichtigt werden, etwas weiter nördlich in Engi der Landesplattenberg, wo das Gestein abgebaut worden ist. Während zweieinhalb Stunden geht man durch eindrückliche Höhlen, die von Menschenhand gebrochen worden sind. Die Wanderung auf den Firstboden führt oberhalb des Bergsturzes vorbei. Zwar trifft man hier nicht auf massenweise Schiefer, doch von hier aus lässt sich mit Blick auf das Dörfchen Elm das verheerende Ausmass des Bergsturzes nachvollziehen. So richtig beginnt die Wanderung bei der Bergstation der Tschinglenbahn, führt an der Tschinglen-Wirtschaft vorbei und über zwei einfache, geländerlose Brücken, die bereits eine Portion Schwindelfreiheit fordern. Der darauf folgende Aufstieg ist für Kinder anstrengend, führt aber durch eine abwechslungsreiche Abfolge von Wald, Weide und Bächen. Immer wieder sind die Glarner Hauptverschiebung und das Martinsloch zu sehen. Oben wartet eine Feuerstelle mit einem tollen Blick aufs Sernftal. Der nächste Abschnitt ist für ungeübte Kinder und nicht schwindelfreie Wanderer anspruchsvoll. Der Abstieg ist teilweise steil, nach Märchtliplangge führt der Weg durch eine steile Flanke mit viel losem Steinmaterial. Anschliessend ist er aber wieder einfach zu begehen und führt wieder zur Tschinglenhütte. Von hier aus erfolgt ein prächtiger Abstieg durch die Tschinglenschlucht, vorbei an grossen Schie- ferwänden.
Schwefelbäder im Glarner Linthal Nr. 1250
Bergli — Bergstation Brunnenberg • GL

Schwefelbäder im Glarner Linthal

Ins Linthal zog einst, wer Genesung suchte: Viele körperliche Leiden sollen mit dem schwefelhaltigen Quellwasser des Tals gelindert worden sein. Zur Blütezeit des Kurtourismus Ende des 19. Jahrhunderts verwöhnte das pompöse Bad Stachelberg in Linthal seine Gäste mit vielen Annehmlichkeiten. Wichtig war das Kurhaus auch als Treffpunkt der besseren Gesellschaft aus dem In- und Ausland: Manch eine Hochzeit wurde dort eingefädelt und gefeiert. Die Kranken ohne Geld und Namen kurten im einfachen Schwefelbad Luchsingen. Zweimal täglich wurde während einer Kur gebadet. Am ersten Tag je eine halbe Stunde, dann täglich je eine halbe Stunde länger, bis der Kurgast jedes Mal je drei Stunden in seiner hölzernen Wanne sass. Ergänzend wurden sechs bis zwölf Gläser Schwefelwasser getrunken. Manch einer dürfte froh gewesen sein, wenn die Kur nach drei bis vier Wochen zu Ende war und es ihm gesundheitlich auch wirklich besser ging. Heute erinnert im Linthal wenig an den Kurtourismus von früher. Dafür geniessen Wandern- de die Vorzüge einer klassischen Höhenwanderung mit viel Aussicht und zwei Naturspektakeln mit klarem Bergwasser. Da wäre zum einen der erfrischende Wasserfall Berglistüber, der seinem Namen alle Ehre macht. Er ist das erste Wanderziel und wird in wenigen Minuten von der Postautohaltestelle «Linthal, Bergli» aus erreicht. Nach einem steilen Aufstieg führt die Bergwanderung entlang eines Höhenwegs über Braunwald bis zum malerischen Oberblegisee, Naturattraktion Nummer zwei. An der Talstation Luchsingen angekommen, empfiehlt sich ein Abstecher zur Schwefelquelle, die der Dorfverein Luchsingen und viele Freiwillige schön aufgewertet haben. Hier ist der Durst schnell mit nach faulen Eiern riechendem Quellwasser gestillt. Wenig appetitlich, doch schon Fritz Zweifel, Badmeister von Stachelberg, pflegte zu sagen: «Was dem Kranken nützt, kann auch dem Gesunden nicht schaden.»